Cronache di un formatore – Edizioni Lavoro(2011)
Strano che un formatore parli del suo fare formazione condividendo con altri il proprio sentire.
Difficile che un formatore riesca a scrivere di formazione praticamente senza citazione bibliografica alcuna.
Ancor più raro che un formatore si esprima attraverso sogni e li offra ai lettori.
Il contributo ‘Fattori di benessere’ di Giuseppe Varchetta, sottotitolato ‘cronache di un formatore’ fa tutte queste cose non semplici costruendo un racconto che vede il formatore come protagonista di due giornate di lavoro che si snodano “fra ricordi, incontri, speranze e paure.”
Quanto ci sia di autobiografico in questo racconto non viene interamente svelato neanche nella sede canonica della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, dove l’agile volume di un centinaio di pagine è stato presentato.
Ma una cosa appare evidente alla lettura: se l’autore non avesse attinto alla propria esperienza autobiografica, difficilmente quest’opera avrebbe visto la luce.
Giuseppe Varchetta, d’altra parte, non è un formatore qualsiasi, ma appartiene al ristretto gruppo delle figure di spicco della formazione in Italia. Psicologo dell’organizzazione di formazione psico-socioanalitica, fonda ed è past-president di Ariele, dirige la rivista “L’educazione sentimentale’” e si occupa per lunghi anni di formazione in ambito aziendale.
Procedendo nella lettura del testo mi vengono in mente altri contributi non estesi ma fortemente significativi che hanno accompagnato la mia formazione: “L’emozione di pensare” di Gianni Zanarini, “La memoria della Regina” di Donata Fabbri, “Il sapere ritrovato” di Alberto Munari, e molti altri potrebbero essere citati.
Ma questo è diverso, per molti aspetti non paragonabile.
Rammento una riflessione di Primo Levi alla base del volume “Aspettando Primo Levi” di Varchetta: ‘niente ha senso se vissuto in una situazione totalizzante o eccessivamente semplificata’, che sfocia nella valorizzazione della narrazione del singolo vissuto.
Singolo vissuto che, nel testo, si snoda lungo tracce diverse. Tre, almeno. La prima è costituita da cinque sogni strappati all’oblio, da “Il ragazzino saliva con circospezione la prima rampa di scale” a “Il ragazzino era cresciuto fino a diventare un giovane uomo.” La seconda è rappresentata da quindici capitoli che accompagnano la cronaca delle due giornate di lavoro formativo in una tranquilla cittadina del nord-Italia. La terza è esemplificata da numerose affermazioni che fanno trasparire chiaramente la continua ricerca dei fattori di benessere auspicati dal titolo del racconto.
“Correre in soccorso”, “offrire un’ancora”, “stendere un’ala protettiva”, “costruire uno scenario più collettivo nel quale ognuno di voi possa collocare il proprio punto di vista”, “ogni originarsi è preceduto da un’attesa”, “il pensiero deve essere sempre vicino agli eventi dell’esperienza”, “è l’esperienza riflettuta dei nostri vissuti che ci conduce alla comprensione”, “non sussiste tema dell’esperienza organizzativa che non possa essere accompagnato dalla luce del cinema”, e così via.
Diversi altri gli affondi su tematiche specifiche e collaterali, intrecciati ai frequenti riferimenti alla solitudine, ma … occorre lasciare qualcosa alla curiosità del lettore!
D’altra parte da chi potevano venire questa abbondanza di temi, spunti, riferimenti e riflessioni, se non da un esperto di ‘liste’?
Ed è così che si scopre che Giuseppe Varchetta, ben prima di Umberto Eco con “La vertigine della lista” e della coppia Fazio-Saviano con gli ‘elenchi’ di “Vieni via con me”, nel 2005 ha scritto un libro intitolati “Liste” ed accenna al tema anche nell’ultimo capitolo di questo suo lavoro.
Un piccolo libro, quindi, ma anche una fonte continua di spunti originali. (G.M.)