Einaudi – Torino, 2014
Ci si perde, facilmente.
Ci si ritrova, a fatica.
Se dovessi sintetizzare in due righe il tragitto che Fabio Geda fa percorrere ad Andrea Luna, insegnante precario, educatore volontario e mancato padre di famiglia, utilizzerei sicuramente queste poche parole.
E’ proprio durante il lungo percorso che consente di dare un qualche senso compiuto, o perlomeno sensato, alla propria storia di vita, che si realizza quanto sia semplice smarrirsi.
Il percorso che il protagonista del romanzo compie correndo a perdifiato verso la stanza dell’ospedale dove la moglie Agnese ha appena perso il loro bambino; l’imperscrutabile sentiero mentale che lo porta, dopo essere incappato casualmente in un servizio su di una mostra inaugurata al Metropolitan Museum di New York, a digitare sul browser del computer le parole ‘New York last minute’; l’incomprensibile acting out che lo conduce a gettare il proprio cellulare e l’intera sua vita passata in un laghetto delCentral Park dopo numerosi tentativi falliti di prendere un aereo per rientrare in Italia; tutti questi passaggi appaiono come una sorta di discesa agli inferi che conduce Andrea a smarrirsi in una vita di strada che si riassume in un turbine di incontri distruttivi con gli altri ma soprattutto con se stesso.
Saranno le cure disinteressate di un preadolescente –Benjamin- e l’accoglienza comprensiva ma non compiacente della madre di questi –Ary-, che faranno nascere da questi ultimi incontri affetti sinceri e un amore disteso. Ma tutto ciò rappresenta solo l’inizio di un lungo cammino. “Perché – gli dice Ary commentando l’immagine de ‘Il ritorno del Figliol prodigo’ di Rembrandt– iniziamo tutti con l’essere figli (…) Ma siamo tutti, tutti chiamati a diventare il padre, alla fine.”
Ed è a partire da queste considerazioni e da un intreccio di personaggi, avvenimenti e storie che si succedono, che Fabio Geda dipinge un magnifico affresco sui margini dell’uomo e del mondo.
Ci sono frontiere vicine.
E ci sono confini lontani.
Ci sono persone che si ammassano sulle spiagge per cercare di raggiungere il paradiso, o almeno il purgatorio, attraversando l’inferno di una distesa azzurra e infida.
E ci sono esseri umani che si accalcano a ridosso delle cittadine di confine per cercare di raggiungere il paradiso, o almeno il purgatorio, attraversando l’inferno di un manto bianco e ingannatore.
Andrea Luna, abitante del paradiso cui tendono i primi, attraverserà l’inferno dei secondi per trovare, finalmente, il proprio posto nel mondo.
Ed è proprio sviluppando la narrazione di un uomo in crisi e della sua rinascita, che l’autore ci propone, in filigrana, una efficace raffigurazione della crisi che ci circonda e la cui comprensione può rappresentare un primo e consistente passo nella giusta direzione. (G.M.)